venerdì 16 maggio 2014

L'Impressionismo, punti di colore

Come spesso accade l'ostilità verso la nuova corrente divenne indifferenza e poi graduale accettazione. Verso il 1880-90, l'opinione pubblica stava cambiando, influenzata in parte da qualche critico (come Huysmans, e da altri estimatori non francesi), che intuiva vagamente ciò che il gruppo tentava di raggiungere. Nel 1884 gli artisti "indipendenti", che si erano staccati dall'originaria cerchia impressionista, fondarono il Group (più tardi la Sociéte' dès artistes indépendants), una fondazione formale di mutuo soccorso. Grazie al Group Paul Signac (1863-1935) conobbe il lavoro di Georges Seurat (1859-91), il cui quadro La baignade (1883-84) fu esposto alla prima mostra del gruppo. Quest'opera, intensa ed ammaliatrice, dipinta «con grandi pennellate piatte; stese una sull'altra», colpì particolartmente Signac, che vi riconobbe una «comprensione delle leggi del contrasto, la separazione metodica degli elementi - luce, ombra e colore, e l'interazione dei colori - nonché il loro giusto equilibrio e proporzione», che davano alla tela «la sua armonia perfetta». Signac aveva intuito la visione di Seurat «la purezza dell' elemento spettrale [ che è] la chiave di volta della tecnica ... fin da quando ho preso in mano un pennello ho cercato su questa base una forma di pittura ottica».

domenica 17 novembre 2013

El Greco, un pittore originale e geniale del '500

Tommaso d’Aquino ne era sicuro: non possiamo fuggire dalla nostra natura, per quanto cerchiamo d’“essere diversi” da ciò che siamo, torneremo, sconfitti, al nostro nido interiore. Creati – per farla breve – con lo stampo, siamo tutti uomini, creature di Dio; segnate sono già le nostre strade, vincolate dalle possibilità permesseci da questi corpi imperfetti, scrigni dell’anima. Ed è in quest’ultima che coviamo la nostra natura, natura di uomo, inteso come specie, ma anche di uomo appartenente ad un determinato luogo geografico (il che comporta cultura, lingua, costumi determinati). La prima, lo si è già detto, significa che limpido è il nostro ruolo, e pur essendo esseri dotati di libero arbitrio, rimaniamo totalmente dipendenti dal Creatore. Per quanto riguarda la seconda Tommaso avrebbe detto – o almeno così ci immaginiamo –, utilizzando un linguaggio moderno, che è tutta una questione di genetica (anch’essa dipendente dall’imperscrutabile disegno divino) per la quale, ad esempio, l’europeo (ma ancor meglio l’italiano, o più in profondità il cremonese, e si potrebbe andare avanti), figlio di europei, nato e cresciuto, per casualità, in qualche altro luogo, rimarrà sempre e comunque europeo (italiano, cremonese o paesano che sia): non la lingua, non l’educazione, non il clima fanno l’uomo, bensì l’anima (o in altri termini: i suoi geni). Cioè a dire: sebbene l’educazione ricevuta possa distanziar l’uomo dalle sue origini “genetiche”, ci sarà sempre un qualcosa di questa natura sradicata che emergerà a rivendicar il proprio essere.

sabato 16 novembre 2013

Una cucina di 3000 anni fa, gli scavi a Cuma continuano...

Gli scavi nella città bassa hanno riportato alla luce una casa risalente alla fondazione della colonia greca nell'VIII secolo a.C. 


Una casa risalente all'epoca della fondazione di Kyme, Cuma, nell'VIII secolo a.C., con focolare e resti di pasto è stata rinvenuta da un gruppo di archeologi dell'Orientale di Napoli coordinati da Matteo D'Acunto. L'indagine, che è stata condotta  con la supervisione della Soprintendenza Archeologica di Napoli e Pompei, per la prima volta ha toccato il settore della città bassa e, in particolare, si è sviluppata nella zona compresa tra il Foro e le mura settentrionali della città antica.

Lo scavo, effettuato a una profondità di 3.5 metri dall'attuale calpestio, ha consentito il recupero del tracciato stradale romano, perfettamente sovrapposto a quello greco di Cuma, e delle «insulae» che vi insistevano. Proprio in queste strutture edili è stata ritrovata la casa con cucina con piano di cottura in materiali refrattari, ricavati da frammenti ceramici, dipinti in stile geometrico e databili all'VIII secolo a.C..
Nell'ambiente è riemerso vasellame frammentato della stessa epoca assieme a ossa di pecore, capre e cervi, oltre a resti di carapace di testuggine. La tartaruga, secondo l'antropologo Alfredo Carannante, veniva cucinata nel suo stesso guscio, al tempo stesso piano di cottura e contenitore.
L'area riportata alla luce, in futuro, sarà inglobata nel percorso del parco archeologico cumano e sarà visitabile insieme al Foro e alle mura settentrionali della città antica. 

sabato 23 marzo 2013

Smaltatura e decorazione della ceramica

Ci sono molti modi di decorare e colorare la ceramica, anche in relazione al tipo di risultato che si desidera ottenere e alla cottura cui si sottoporrà il pezzo. I colori da ceramica sono essenzialmente :
Ingobbio: durante la fase di essiccamento della creta vi è un momento in cui questa ha la consistenza del cuoio, è in tale fase che si può applicare l’antica tecnica dell’ingobbio. Questa tecnica consiste nello stendere uno strato di barbottina di argilla bianca o colorata sull’oggetto foggiato; in seguito si procede all’essiccatura e cottura. Può essere necessario fare una seconda cottura se si vuole ulteriormente decorare l’opera o invetriarla per renderla lucida e impermeabile.

Sottocristalline o colori: è la vera e propria fase di decorazione. I colori si danno direttamente sul biscotto, che può essere bianco o rosso, con leggere pennellate. In commercio si trovano colori già pronti all’uso oppure polveri di pigmento che vanno disciolte in acqua, in entrambi i casi offrono una vasta gamma di tonalità con cui possiamo liberare la fantasia. Dopo aver disegnato e colorato il pezzo, segue una fase essenziale: quella dell’invetriatura mediante l’uso della cristallina.

Cristallina: è una polvere vetrosa che si scioglie con acqua. La miscela ottenuta si stende sul biscotto, in uno strato molto sottile, immergendovi l’oggetto o passandolo con uno nebulizzatore ad hoc, dopodiché segue una seconda cottura ad almeno 900°. E' a questa temperatura che la cristallina fonde e diventa vetrosa, lucida e trasparente (cristallina, appunto).

Smalti: a differenza della cristallina che lascia visibile la superficie (colorata o meno) dell’oggetto, gli smalti che rivestono il biscotto sono del tutto coprenti. Questi possono essere lucidi oppure opachi e, dopo la cottura, il risultato sarà sempre quello di un rivestimento duro e compatto che renderà l’oggetto totalmente impermeabile. Così come per i colori, in commercio si trovano smalti pronti in barattolo oppure in polvere ma, di certo, i primi sono molto più semplici da usare. La particolare composizione chimica dello smalto fa sì che questo debba essere applicato generosamente per consentire, durante la cottura, la giusta fusione a temperature che vanno dai 950° ai 1100°C.

Tecnica della maiolica: è la combinazione di due tecniche: smalto e colori. Si parte da un biscotto rosso sul quale si applica uno strato di smalto solitamente bianco. Una volta che lo smalto è asciutto, si va a realizzare la decorazione voluta con l’uso dei colori, quindi si procede alla cottura. L’effetto è molto suggestivo poiché è simile alla pittura con acquerelli, il colore leggero lascia trasparire il fondo chiaro. Sicuramente è una tecnica semplice da usare dal momento che non occorre proteggere i colori con la cristallina dato che è lo stesso smalto che, fondendo, li protegge.

La modellazione dell'argilla

Tecnica del colombino
La tecnica del colombino permette di modellare tutte le forme, anche grandi e complesse, ma deve essere esercitata con un po' di precisione e tanta pazienza. Si parte da un lastra di argilla stesa con un matterello da cui si ritaglia la forma di base. A questo punto si preparano i c.d. colombini, cioè si prendono dei pezzi di argilla e si fanno rotolare con le mani su di un piano di lavoro fino ad ottenere dei lunghi "salamini" che vengono attaccati uno sull'altro partendo dalla base ritagliata. Mentre si fa questo si dà forma all'oggetto che potrà essere bombata, cilindrica, svasata, conica etc., e alla fine si liscia la creta per renderne omogenea la superficie.
Quando la terra si sarà seccata (dopo qualche giorno) l'oggetto sarà pronto per essere cotto in un forno apposito alla temperatura di circa 1000° C. Dopo la cottura ciò che si ottiene è il c.d. "biscotto" ed è pronto per essere decorato come più ci piace; dopodichè è necessario fare una seconda cottura per poter fissare i colori e rendere impermeabile il nostro oggetto (può anche essere usato per alimenti).
Tecnica a lastre
Le lastre possono essere ricavate tagliando, con un filo di ferro, un pane di argilla, oppure stese con un matterello casalingo fino ad ottenere lo spessore desiderato. Da queste si tagliano le forme volute (ad es. 6 quadrati, per una scatola a forma di cubo) che poi verranno assemblate. E' importante unire bene le parti per evitare che nella fase di essiccamento o di cottura possano esplodere o staccarsi per effetto dell’aria inglobata durante la lavorazione.
Un buon metodo per congiungere le lastre senza pericolo di rotture è quello di usare la cd. barbottina, un collante preparato con semplice argilla secca impastata con acqua; è opportuno che sia composta con la stessa argilla che usiamo per creare l’oggetto.
Tecnica a pollice
Sicuramente una delle più antiche tecniche per modellare un contenitore: ci si serve solo dell'ausilio delle mani. Si parte da una palla di argilla di dimensione tale da essere contenuta in una mano e, con l'altra, si preme con il pollice al centro della palla, fino a giungere a un paio di centimetri dal fondo. Attraverso un serie di movimenti di pressione sulle pareti e di rotazione della palla si ottiene una ciotola dai bordi più o meno alti, questa tecnica richiede una certa pratica ma ha il vantaggio di modellare rapidamente il pezzo. La magia nelle nostre mani!

mercoledì 2 gennaio 2013

Rembrandt Harmenszoon van Rijn

 " Un quadro è finito quando l'artista dice che è finito "  -  Rembrandt.

Rembrandt nacque a Leida nel 1606, ottavo figlio di un mugnaio, Rembrandt van Rijn, ma è sempre stato considerato un pittore di Amsterdam (che in quegli anni  era all'apice della sua potenza commerciale) dove si trasferì nel 1631 e dove sposò Saskia, la figlia di un noto commerciante d'arte. Di sicuro Rembrandt è  considerato il più grande pittore d’Olanda e tra i più grandi di tutti i tempi. La sua peculiarità oltre che per la maestria pittorica sta nel fatto che ci ha lasciato, come mai altri pittori, moltissimi autoritratti (tra cui quello sopra riportato) che documentano le diverse fasi della sua vita.  Tramite la scuola di Utrecht e il suo maestro Lastman apprese la lezione di un altro genio, l'italiano Caravaggio. Nei ritratti del pittore si notano differenti abiti, espressioni, pose ed accessori e uno sguardo acuto che sembra guizzare magicamente al di fuori del quadro. Rembrandt era così, superbo ed ambizioso, alla ricerca di fama e di gloria, in perenne competizione con i suoi maestri, come il celebre pittore Pieter Lastamn, presso cui condusse un breve tirocinio ad Amsterdam, nel 1624. 

venerdì 28 dicembre 2012

Jan Vermeer

Jan Vermeer, pittore olandese, nasce a Delft il 30 ottobre 1632, secondo di due figli di un mercante d'arte, tessitore di seta e gestore di una taverna che Jan ha rilevato dopo la morte del padre nel 1655. La frequentazione, attraverso il padre, di artisti locali e collezionisti, influenza precocemente il ragazzo che, già intorno alla metà del 1640, comincia la sua formazione artistica. Nel 1653 sposa una ragazza cattolica da cui avrà undici figli e quello stesso anno diventa un maestro nella corporazione dei pittori di Delft. Sembra che Jan Vermeer abbia dipinto molto poco e che abbia venduto solo una parte della sua produzione, dato che la maggior parte dei suoi dipinti erano ancora nelle mani della sua famiglia, quando morì. Tuttavia le sue altre attività di mercante d'arte e di taverniere gli permisero di sostenere egregiamente la sua numerosa famiglia fino all'invasione francese del 1672, quando la Francia invase i Paesi Bassi. Le opere giovanili di Vermeer hanno colori caldi ispirati ai dipinti della scuola di Rembrandt, mentre la composizione ed i soggetti  suggeriscono l'influenza dei Caravaggisti.