L'opera, realizzata nel 1859, (che attualmente si trova nella Pinacoteca di Brera a Milano) appartiene alla maturità di Francesco Hayez, ed è uno dei dipinti più noti della pittura dell'800 italiano. Il tema ripropone quello della versione del 1823, L'ultimo bacio dato a Giulietta da Romeo, conservato a Tramezzo e un'altra versione più simile a questa, ritrovata nel 1998, realizzata tra il 1859-67 e inviata all'esposizione Universale di Parigi del 1867. Le componenti di effusione sentimentale, sensualità, colorismo vivace e accattivante si ritrovano in gran parte dei soggetti erotici presentati da questo artista e questo soggetto è stato riproposto più volte da Hayez. La scena è tradotta in termini di un coinvolgimento emotivo dello spettatore tipicamente teatrale, e con una seminascosta allusione politica agli ideali del Risorgimento, con il rinvio retorico alla partenza per l'esilio che sono gli elementi fondamentali del grande successo di questo dipinto tra i suoi contemporanei. L' interpretazione politica è suggerita da alcuni dettagli: il ragazzo coperto dal mantello, col berretto calato sugli occhi, il viso in ombra e un pugnale nella cintura, suggerisce l'idea di un cospiratore o un rivoluzionario. Il piede sullo scalino, come se dovesse scappare e l'ombra dell'uomo misterioso tagliato fuori dall'immagine (come se ci fosse qualcuno ad aspettarlo: un complice?) fanno pensare a un delitto o un'azione violenta, o a una fuga, insomma al dettaglio di una storia che sembra un soggetto per il teatro (o, se fosse contemporaneo, per un film storico). Per contrasto al dinamismo della figura maschile, la ragazza è completamente abbandonata, il corpo arcuato all'indietro e la mano che sembra più aggrapparsi che abbracciare. Raffinatissimo e di grande effetto il contrasto tra il rosso e l'azzurro, dei riflessi luminosi della seta dell'abito della fanciulla e dell'opacità e consistenza del mantello del ragazzo.
Il contributo più originale dell’arte italiana di età romantica venne dalle regioni settentrionali. Qui nacque una pittura di carattere storico, protesa a suscitare un costante impegno civile. L’epoca storica prevalente nelle rappresentazioni figurative fu quella medievale, considerata un’età esemplare per la formazione del sentimento nazionale e della lotta contro lo straniero. Il maggiore rappresentante è Francesco Hayez, del Veneto, le cui prime opere sono prettamente neoclassiche. Con il tempo il suo linguaggio assume i caratteri romantici e ne diverrà il maggiore esponente.
Hayez nasce a Venezia nel 1791, considerato da Manzoni come il capo della scuola di Pittura Storica. Nel 1809 vince il Premio Roma e, grazie alla borsa di studio, poté vivere nella città eterna entrando in contatto con i dipinti di Raffaello e con Canova. Nel 1823 si trasferisce a Milano dove ottenne numerosi incarichi occupandosi sempre di più della pittura storica rappresentando il vero inteso come la realtà, la società, i sentimenti. Insegnò all'Accademia di Belle Arti di Brera, come aggiunto, fino al 1850, quando, alla morte di Luigi Sabatelli, ne assunse la cattedra che tenne fino al 1879. Si spense a Milano il 21 dicembre 1882 all'età di 91 anni.
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