« Ero giunto a quel livello di emozione dove si incontrano le sensazioni celesti date dalle arti ed i sentimenti appassionati. Uscendo da Santa Croce, ebbi un battito del cuore, la vita per me si era inaridita, camminavo temendo di cadere. » - Henri-Marie Beyle.
Va sotto il nome di Sindrome di Stendhal un singolare disturbo psichico transitorio che si manifesta tipicamente al cospetto di opere d’arte con capogiri, tachicardia, stati confusionali e, talvolta addirittura allucinazioni. La Sindrome, detta anche di Firenze, proprio in questa città infatti si verifica almeno un caso al mese, prende il nome dallo scrittore francese Marie Henry Beyle (in arte Stendhal) che fu il primo a riportare, nel suo libro-resoconto di un viaggio in Italia, un’esperienza simile della quale fu protagonista nel corso della sua visita alla fiorentina Basilica di Santa Croce. La sindrome fu diagnosticata per la prima volta nel 1982 e, secondo quanto riportato, più della metà delle sue vittime sono di matrice culturale europea, non italiani, che ne sono immuni per affinità culturale, e giapponese. Fra i più interessati, vi sono individui di formazione culturale classica o religiosa che spesso vivono da soli. Il fattore scatenante la crisi si ha spesso durante la visita ad un museo della città, dove il visitatore è colpito dal senso profondo di una o più opere, la relazione di queste con i loro creatori che trascende le immagini ed i soggetti;
il che si manifesta inizialmente con comportamenti molto vari che possono giungere anche ad un'isteria che può spingere alla distruzione dell'opera. Inoltre il disagio causato dall'opera è generalizzato in un primo momento a uno stato di inettitudine diffuso sia mentale che fisico, che verrà poi sostituito dopo un periodo di "adattamento" a una nuova allucinazione; questo stato, spesso confuso con uno stato psicotico e non facilmente scindibile, si protrae per l'arco della vita alla visione di opere dello stesso autore o di quelle che la psiche del soggetto tende ad associare per contenuti, fino ad arrivare a una sorta di delirio causato da una sensazione di omnicomprensione, e libertà intellettuale generalizzata dovuta a una distanza minore tra
l'"intelletto" degli autori e il proprio, colmando il divario, apparentemente, tra lo stato di finitudine provato con l'opera iniziale e questa nuova espansione cognitiva. In età contemporanea ne è responsabile anche la musica, soprattutto moderna di contenuto emotivo, causa di stati molto simili a deliri comuni e allucinazioni la cui diagnosi è tuttavia accostabile di preferenza alle psicosi.
Nella maggior parte dei casi, infatti, la Sindrome di Stendhal si limita a generare nell’individuo uno stato di contemplazione e di estasi che lo induce a sentirsi un tutt’uno con il capolavoro che sta osservando, un fenomeno simile a quello descritto da Charles Baudelaire, secondo cui “l’arte è la creazione di una magia suggestiva che accoglie insieme l’oggetto e il soggetto”. Una magia a cui, a volte, è difficile resistere.
il che si manifesta inizialmente con comportamenti molto vari che possono giungere anche ad un'isteria che può spingere alla distruzione dell'opera. Inoltre il disagio causato dall'opera è generalizzato in un primo momento a uno stato di inettitudine diffuso sia mentale che fisico, che verrà poi sostituito dopo un periodo di "adattamento" a una nuova allucinazione; questo stato, spesso confuso con uno stato psicotico e non facilmente scindibile, si protrae per l'arco della vita alla visione di opere dello stesso autore o di quelle che la psiche del soggetto tende ad associare per contenuti, fino ad arrivare a una sorta di delirio causato da una sensazione di omnicomprensione, e libertà intellettuale generalizzata dovuta a una distanza minore tra
l'"intelletto" degli autori e il proprio, colmando il divario, apparentemente, tra lo stato di finitudine provato con l'opera iniziale e questa nuova espansione cognitiva. In età contemporanea ne è responsabile anche la musica, soprattutto moderna di contenuto emotivo, causa di stati molto simili a deliri comuni e allucinazioni la cui diagnosi è tuttavia accostabile di preferenza alle psicosi.
Nella maggior parte dei casi, infatti, la Sindrome di Stendhal si limita a generare nell’individuo uno stato di contemplazione e di estasi che lo induce a sentirsi un tutt’uno con il capolavoro che sta osservando, un fenomeno simile a quello descritto da Charles Baudelaire, secondo cui “l’arte è la creazione di una magia suggestiva che accoglie insieme l’oggetto e il soggetto”. Una magia a cui, a volte, è difficile resistere.
Nessun commento:
Posta un commento