venerdì 11 novembre 2011

La ceramica di Caltagirone: le origini e la tradizione

L'origine della ceramica siciliana ha radici molto antiche, quando Sicani e Siculi erano padroni di tutta la SiciliaQal'at al Ghiran, ovvero Rocca dei Vasi: la vocazione della città alla ceramica è iscritta nel suo stesso attuale nome di origine araba. E’ una storia millenaria quella della ceramica di Caltagirone. Una tradizione ininterrotta che per millenni, da quando l’uomo ha imparato a dominare l’acqua, la terra, l’aria e il fuoco, ha sempre avuto in questa città generazioni di artigiani, ma anche di artisti, che ne hanno interpretato in modo originale la capacità di creare forme e colori. Furono i cretesi, ad esempio, che intorno all’anno 1000 a.C. introdussero in Sicilia l’uso del tornio, che rivoluzionò l’attività degli artigiani siculi. L’esempio più significativo di tale produzione locale di influenza greca è il cratere a figure rosse conservato presso il Museo della Ceramica di Caltagirone, che raffigura la scena di un vasaio che lavora, assistito dalla dea Athena, alla tornitura di un pithos, ulteriore testimonianza di come a Caltagirone tale attività in quel periodo fosse diffusa e considerata prestigiosa.
L'insediamento dei Rodio-Cretesi che fondarono Gela, hanno reso la città di Caltagirone una delle più fiorenti colonie greche di Sicilia. Infatti, essi trasmisero l'arte della produzione del vasellame nell'area di influenza che andava dall'isoletta di Mozia e da Marsala per la Sicilia occidentale, a Riesi, Mazzarino, Ragusa, Siracusa, Caltagirone, Centuripe, Megera Iblea e Naxsos per la Sicilia orientale. Dopo un periodo di decadenza durante la dominazione bizantina, dovuta alla politica fiscale e in seguito alle devastazioni vandaliche e alle scorrerie dei pirati che insidiavano la città, l'avvento degli Arabi nell'827 ridiede un nuovo impulso all'arte della ceramica, apportando le conoscenze dell'arte decorativa di questa civiltà, che attraversava il periodo più fiorente. Furono, infatti, gli Arabi che insegnarono a praticare l'invetriatura e la decorazione del vasellame, appresa a loro volta in Persia, Siria ed Egitto, conferendo in tal modo una nuova dignità all'arte della ceramica isolana.
Comunque Caltagirone, essendo una tra le più importanti città della Val di Noto per ricchezza e per il suo estesissimo patrimonio feudale, e in quanto sede di potenti famiglie catalane, vide sempre più prosperare l'arte della ceramica, e mentre in altri centri di produzione come Siracusa e Licata quest'arte si indeboliva a causa delle continue scorrerie a mano armata delle parti contendenti e dei pirati, Caltagirone, poichè posta all'interno dell'isola, e quindi più quieta e lontana dalle lotte, conobbe una notevole prosperità, tanto da farne l'unico centro di produzione della Sicilia Orientale, ed ivi visse indisturbato sino al terremoto del 1693 a seguito del quale, per la necessità della ricostruzione, molti artigiani affinarono le proprie capacità produttive, per adeguarsi ad una continua evoluzione di stili e decori. Nel XIX secolo, Caltagirone è ormai divenuto il più grande centro siciliano di produzione di vasellame e stoviglierie, di cui ancora oggi esistono molti reperti nel mercato dell'antiquariato, e fioriscono in tal modo le fabbriche dei “cannatari”, ovvero produttori di “cannate”, termine dialettale con il quale si indicano le brocche da vino. Nel 1918, per merito di Don Luigi Sturzo, in città fu inaugurata la Scuola di Ceramica di Caltagirone (l'attuale Istituto d'Arte per la Ceramica) che ha dato nuova linfa alla produzione di manufatti in ceramica, come testimoniano le decine e decine di botteghe artigiane presenti oggi nel suo territorio e che le hanno dato l'appellativo di "Città della ceramica". 
Dopo un passato glorioso che la vide, per oltre due millenni, roccaforte privilegiata per bizantini, arabi, genovesi e normanni, che controllavano le due piane, quella di Catania e di Gela, oggi vive un periodo di rinnovato sviluppo, grazie principalmente a due grandi risorse, il turismo e la produzione della ceramica. Ricca di chiese, pregevoli palazzi e ville settecentesche, per l'eccezionale valore del suo patrimonio monumentale è uno dei comuni del Val di Noto che è stato dichiarato Patrimonio Mondiale dell'umanità.

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