giovedì 3 novembre 2011

Faenza, la città della ceramica per tradizione


"Si usa uno specchio di vetro per guardare il viso e si usano le opere d'arte per guardare la propria anima" - George Bernard Shaw.

Faenza, di origine romana, è una splendida città d’arte la cui fama brillava nel periodo rinascimentale per la produzione di oggetti in ceramica, di squisita fattura, esportati in molti Paesi europei. A favorire la produzione di ceramica sono state probabilmente le caratteristiche dei tipi di argille reperibili nelle acque del fiume Lamone, presso il quale è sorta la città romagnola. Tuttavia Faenza diverrà celebre per le sue ceramiche con il Rinascimento.
La ceramica di Faenza è la cosiddetta maiolica (o “faenza smaltata”), dove "Maiolica" è un termine usato anticamente per definire quei prodotti ceramici provenienti dall'isola di Maiorca, che originariamente erano ricoperte da una superficie di smalto stannifero, ovvero la ceramica dotata di un rivestimento vetroso opacizzato con l’ossido di stagno. Alla produzione di vasellame smaltato, piuttosto pregiato e quindi costoso, era affiancata la ceramica ingobbiata, ovvero rivestita di un sottile strato terroso di colore bianco o giallino, scelta per oggetti di forma aperta come piatti e ciotole. Un’altra variante, ancora più “povera”, era la faenza invetriata, ceramica di argilla rossa ricoperta di vetro trasparente per avere un effetto impermeabilizzante, e che trovava impiego nella produzione di vasellame da tavola e da cucina.
Questa “produzione differenziata” di maioliche smaltate e ingobbiate/invetriate perdura fino all'ultima metà dell’Ottocento, quando la ceramica di Faenza entra in una fase critica che vede alcune delle maggiori fabbriche chiudere. La ripresa però è rapida: gli inizi del Novecento vedono una svolta culturale e artistica che ha il suo emblema nella fondazione del Museo Internazionale delle Ceramiche (1908) per intuizione Gaetano Ballardini. Il Museo diviene in breve tempo il punto di riferimento per la ceramica italiana di ogni epoca. L’arte ceramica faentina è tutt'oggi ancorata al lavoro di singoli artigiani o botteghe a conduzione famigliare che affiancano nuove tendenze estetiche a stili decorativi tradizionali di epoca medievale e ottocentesca.


Ma Faenza non è solo ceramica. È una città impreziosita da emergenze architettoniche ed episodi urbanistici di grande rilievo. Il centro della città è costituita dalle piazze della Libertà e del Popolo. Da queste partono i corsi principali che dividono la città stessa in quattro rioni, denominati Rosso, Verde, Giallo e Nero. Su un lato della piazza della Libertà si staglia la poderosa mole della Cattedrale, costruita da Federico Manfredi, che pose la prima pietra il 25 maggio 1474. Prossima al crocevia tra i due assi stradali principali è la barocca Fontana di Piazza di Domenico Paganelli (1545-1624). Tipica è la Torre dell'Orologio, ricostruita dopo il 1944; in una nicchia si trova una Madonna col bambino di Francesco Scala (sec. XVII). Nella piazza del Popolo sorge il palazzo del Podestà (sec. XII), unito alla Torre da un ballatoio. Di fronte si trova il palazzo del Municipio coi suoi antichi merli ghibellini. In viale Baccarinì è il museo internazionale delle ceramiche, fondato da Gaetano Ballardini nel 1908, che offre una rassegna interessante ed esauriente dell'arte ceramica con particolare riguardo alla produzione faentina. Pregevole il teatro comunale Masini; esempio di architettura neoclassica, è il risultato di modifiche tardo ottocentesche sull'originale facciata del Pistocchi (1780-1787). A circa sei chilometri dal centro si trova la Torre di Oriolo dei Fichi, antico castello a base esagonale, risalente al sec. IX, in cui trovò rifugio il frate Alberico Manfredi di dantiana memoria.

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