Cittadina famosa per la lavorazione della ceramica, con la quale vengono realizzati oggetti ed opere di grande bellezza ed importanza, Deruta è certamente uno dei borghi di maggiore interesse dell'Umbria, ponendosi al centro di questa meravigliosa regione, ne incarna pienamente lo spirito e l'arte, costituendosi come un vero e proprio gioiello di storia e bellezze architettoniche, assolutamente degno di essere visitato ed apprezzato in tutta la sua unicità. Le ricerche storiche e ceramologiche che da tempo vengono effettuate sulle origini e la storia della ceramica derutese, consentono, dopo le scoperte più recenti, una più approfondita conoscenza dello sviluppo produttivo-stilistico della ceramica derutese e rendono lecito supporre che le origini, benché non del tutto esplorate, siano piuttosto antiche. I primi insediamenti furono sicuramente favoriti dalla facile reperibilità di argilla,
materia prima della lavorazione della ceramica. La felice posizione geografica di Deruta poi, specie per la prossimità ad importanti vie di comunicazioni terrestri e fluviali, favorendo i commerci e gli scambi, potrebbe aver sostenuto lo sviluppo delle attività dei vasai e l'espansione dei loro commerci. Oltre ai fiorenti ed estesi commerci è la migrazione di maestri vasai, da e per Deruta, fenomeno ampiamente documentato negli archivi storici fin dal Quattrocento. Una ricca documentazione d’archivio ha consentito di identificare alcune delle principali famiglie di vasai dell’epoca quattrocentesca (Masci, Mancini, Del Bianco, Bencioli, Mattioli, Lelli, Francioli e Santucci).
materia prima della lavorazione della ceramica. La felice posizione geografica di Deruta poi, specie per la prossimità ad importanti vie di comunicazioni terrestri e fluviali, favorendo i commerci e gli scambi, potrebbe aver sostenuto lo sviluppo delle attività dei vasai e l'espansione dei loro commerci. Oltre ai fiorenti ed estesi commerci è la migrazione di maestri vasai, da e per Deruta, fenomeno ampiamente documentato negli archivi storici fin dal Quattrocento. Una ricca documentazione d’archivio ha consentito di identificare alcune delle principali famiglie di vasai dell’epoca quattrocentesca (Masci, Mancini, Del Bianco, Bencioli, Mattioli, Lelli, Francioli e Santucci).
Si è potuto delineare a Deruta l'esistenza di una consistente produzione in stile "tardo-gotico" che, rispetto alla rigidità delle forme e alla stereotipia delle decorazioni del passato, si caratterizza per la ricchezza delle varianti formali e soprattutto iconografiche cui contribuisce la acquisizione di nuovi colori, l'arancio, il giallo e il blu, che si aggiungono alla tavolozza, limitata al verde e al bruno, della "maiolica arcaica". Anche le forme, per lo più realizzate al tornio, conoscono in questo periodo una progressiva trasformazione: i primitivi catini si evolvono in piatti con fondo concavo e tesa stretta e sempre più perdono la funzione d'uso per assumere quella decorativa; ma anche gli oggetti, come tazze e coppe, più vincolati a funzioni utilitarie assumono forme più aperte e arrotondate. Alla trasformazione delle forme corrisponde una complicazione dei motivi ornamentali che vengono per lo più organizzati secondo uno schema formale.
Nella seconda metà del Quattrocento Deruta è interessata da alcuni fenomeni che avranno un'influenza determinante sullo sviluppo della ceramica. In questo ambito la produzione derutese del periodo è quanto mai variegata per qualità e tecniche. Si propone a mercati tanto ricchi che popolari, così che accanto ai raffinatissimi e sofisticati lustri è fiorente anche l’arte delle terrecotte invetriate. Tra le produzioni di maggior pregio, negli ultimi decenni del XV secolo sembra apparire a Deruta una tipologia che costituisce un primo esempio di transizione verso lo stile bello del Cinquecento. Si tratta di un’estesa tipologia caratterizzata dalla presenza di semplici decorazioni a forma di petali sul retro di piatti e piattelli e perciò denominata "petal back". Domina, tuttavia, la scena tra la fine del Quattrocento e gli inizi del Cinquecento la produzione di ceramica a lustro, un tempo denominata "maiolica" prima che il termine finisse per designare tutta la ceramica rivestita a smalto, che renderà giustamente famose le fabbriche derutesi. Circa i soggetti raffigurati, grande importanza è ancora data al ritratto, a scene allegoriche, mitologiche, sacre, spesso tratte da stampe dell'epoca o ispirate dagli esempi della pittura umbra del periodo, specie del Pinturicchio e del Perugino, di cui l’imitazione dello stile è particolarmente riconoscibile in alcuni piatti da pompa che si direbbero usciti da un'unica bottega. Anche nelle forme si determina una ulteriore svolta in senso decorativo e ornamentale trasfigurando le qualità funzionali degli oggetti stessi. Le forme rivelano inoltre una foggiatura raffinata: si assottiglia lo spessore degli oggetti e prevalgono forme arrotondate e sinuose.
Presente già nella seconda metà del Cinquecento lo stile "compendiario", cosiddetto poiché riassuntivo e sommario nel tracciare le raffigurazioni, sembra prevalere nella produzione derutese solo nel Seicento. L'assenza di studi mirati e di ricerche sulla produzione del Settecento ha fatto a lungo ritenere, anche nella pubblicistica ceramologica, che si trattasse di un periodo di decadenza in cui la produzione di ceramica appariva, con poche eccezioni, quasi del tutto scomparsa a Deruta. Si osserva un progressivo abbandono della pittura compendiaria ormai decisamente corsiva e approssimativa per giungere nella seconda metà del Settecento ad uno stile maggiormente colto, più rigoroso e formale, con una certa apertura alle contemporanee tendenze della pittura vedutista e che trova il miglior interprete del periodo nel pittore Giovanni Meazzi di cui sono note diverse opere, molte delle quali realizzate presso la fabbrica di Gregorio Caselli. Tuttavia, dopo queste esperienze, la produzione derutese declina rapidamente giungendo ad un allarmante stato di crisi verso la metà dell'Ottocento. Sembra perciò cessata quasi completamente ogni produzione artistica, mentre sopravvive la produzione di stoviglie ordinarie. Tale situazione sembra dovuta sia al generale ristagno che affliggeva all'epoca l'economia dello Stato Pontificio sia al generale indebolimento delle arti, dovuto a vari fattori socioculturali quali l'indifferenza della Chiesa, la decadenza dell'aristocrazia e la mancanza di una vivace borghesia che lasciava in una situazione di provincialismo e di attardamento culturale gli ambienti culturali e artistici umbri e perugini in particolare.
I primi studi ceramologici, le ricerche storiche e l'interesse di amatori e collezionisti, favorirono la ripresa artistica e industriale che è segnata da una esposizione a premio organizzata dal Comune di Deruta nel 1872. Alla esposizione parteciparono quasi tutte le fabbriche locali esistenti ed esattamente, secondo la classifica finale di merito, quelle di Isocrate Casti, Salvatore Grazia, Angelo Artegiani, Domenico Grazia, Ubaldo Grazia. Nei primi anni del Novecento la produzione si è orientata verso tipologie revivalistiche e classicheggianti, dalla fedele imitazione degli originali cinquecenteschi, compresi quelli a lustro, fino alla rielaborazione di temi decorativi e formali della tradizione ceramica nazionale e alla ritrattistica celebrativa Il successo commerciale fu notevole, sia per le produzioni più tradizionali, sia per quelle più innovative, ispirate alle tendenze del liberty e dell'art decò e, più tardi, a quelle dello stile moderno novecentista, e che trovavano posto nella produzione della "Maioliche Deruta".
Lo splendore della ceramica di Deruta perdura ancora oggi: girando per l'antico borgo, non è difficile imbattersi in botteghe artigiane in cui è possibile cedere alla tentazione di uno shopping che sposa arte e tradizione. Shopping pregiato e di qualità, che da solo merita una visita alla cittadina
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