La penisola greca, situata nel Mediterraneo orientale, ricca di zone montuose e povera di pianure, è stata la culla di quella che oggi definiamo Epoca classica.
La parola “ceramica” deriva dal greco “kéramos” che significa letteralmente “argilla per stoviglie”: questo tipo di materiale, costituito da una terra a base di silicato di alluminio e con un colore che va dal grigio al rossiccio (in base alla quantità di ossido di ferro presente), fu il primo materiale ad essere utilizzato dall'uomo, in virtù della sua capacità di assorbire acqua, divenire malleabile al tatto e facilmente plasmabile per realizzare vasellame e altri oggetti indispensabili per conservare cibi e bevande fin dalla preistoria. L’arte della ceramica risale infatti a circa 10.000 anni fa, mentre l’uso del tornio si diffuse a partire dal 3.000 a.C. Questo prezioso strumento per lavorare l’argilla è costituito da una ruota girevole che permette di realizzare l’oggetto modellandolo con le mani, ottenendo così una forma perfettamente simmetrica, e si utilizza in particolare per la creazione di vasi, piatti, ciotole, brocche e per la decorazione degli stessi.
L’utilizzo del tornio, che permetteva una lavorazione più veloce e perfezionata, si diffuse dapprima in Egitto e Mesopotamia (e da qui successivamente in tutto il mondo); in seguito ci si avvalse anche dell’uso degli stampi con i quali era possibile ottenere più copie uguali dalla stessa forma originaria.
L’utilizzo del tornio, che permetteva una lavorazione più veloce e perfezionata, si diffuse dapprima in Egitto e Mesopotamia (e da qui successivamente in tutto il mondo); in seguito ci si avvalse anche dell’uso degli stampi con i quali era possibile ottenere più copie uguali dalla stessa forma originaria.
Le fasi della lavorazione dell’argilla sono: la foggiatura a mano, per dare una forma a ciascun oggetto, poi una lenta essiccazione per eliminare l’acqua presente nell’impasto della terra e quindi la cottura nel forno. Quest’ultimo anticamente era alimentato a legna (raggiungendo temperature di circa 600°), ma a partire dal Rinascimento e fino all’800 si usarono forni a camera in muratura, poi sostituiti dagli attuali forni elettrici in grado di raggiungere i 1300°C. La cottura nel forno è definita “a gran fuoco” se avviene ad alta temperatura, mentre al di sotto degli 800°C è detta “a piccolo fuoco”. Compresa la fase del raffreddamento, indispensabile per evitare la formazione di crepe o spaccature, i vari oggetti rimangono nel forno per circa 12 ore: in questo modo si ottengono i cosiddetti “biscotti”, cioè i pezzi ancora grezzi da decorare, che vengono poi immersi in ossido di ferro e altri minerali prima di venire dipinti a mano. La tipologia delle forme ceramiche greche si occupa delle diverse forme di vasi presenti nella ceramica greca, le quali subirono una continua evoluzione dall'epoca minoica a quella ellenistica. L’arte della ceramica e della pittura vascolare raggiunse nella Grecia antica un alto livello di qualità artistica ed è anche una testimonianza privilegiata della vita e cultura degli antichi Greci.
I vasi greci sono pervenuti ai giorni nostri in gran numero, ma la quantità dei ritrovamenti ceramici rappresenta probabilmente solo un’infima parte della produzione dell’epoca, anche in considerazione del fatto che esistono oggi più di 50.000 vasi provenienti dalla sola Atene. La ceramica greca è caratterizzata dalla grande varietà di forme vascolari e dall'evoluzione degli stili decorativi, dallo stile geometrico alla ceramica a figure nere e a quella a figure rosse.
La ceramica greca è un capitolo importante dell'arte e anche dell'economia greca avendo attribuito ad ogni forma una funzione per le tante esigenze della vita quotidiana, con la ricerca delle forme molto accurata e strettamente in relazione alla sua funzionalità.
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